L’ostetrica risponde!

donne, mestruazioni

Il ciclo mestruale, aiuto!

Sappiamo davvero come funziona?

“Prima dell’avvento del calendario Gregoriano (quello attualmente in uso), i mesi erano di 28 giorni… 28 giorni come il ciclo Lunare,28 giorni come la durata media del nostro Ciclo Mestruale….
Care Donne…Noi eravamo letteralmente “misura del tempo”,tutto nasceva e si esauriva con il fluire del nostro Ciclo…”

Il ciclo mestruale dura in media 28 giorni, ma è considerato normale se rientra tra i 25 e i 36 giorni, ogni ciclo inizia il primo giorno della mestruazione e finisce con il primo giorno di quella successiva.

Ogni donna è diversa ed ogni ciclo è diverso!

E’ molto più comprensibile rappresentarlo in modo circolare, come una ruota, piuttosto che in modo lineare, come ci hanno insegnato; perché è proprio della nostra natura di donne essere cicliche, ogni mese ripartiamo, ricominciamo, con nuove opportunità e nuova consapevolezza, ogni mese con le mestruazioni possiamo lasciare tutto il carico del mese passato e ricominciare, non fa per noi la linearità.. i nostri ormoni si ripetono e si riattivano in circolo, fase dopo fase, ognuna indispensabile.

Si fasi.. perché il nostro ciclo si divide in 4 fasi: ognuna dominata da un ormone ben preciso, da caratteristiche precise, che dobbiamo saper imparare a riconoscere, per lasciarci guidare e viverle appieno, invece di opporci ad esse..

..basterebbe prendere consapevolezza del proprio ciclo e delle energie ad esso associate per capirsi meglio e imparare a gestire la propria unicità!

Volevo però ricordare un attimo quale è lo scopo ancestrale del ciclo mestruale, cioè la riproduzione e la salvaguardia della specie, provate a leggere le prossime righe tenendo a mente questo, vedrete perché succedono alcune cose e quanto siamo fatte in modo perfetto..

  • La prima fase è quella preovulatoria, associata alla stagione della primavera e all’archetipo della vergine; i follicoli dell’ovaio si risvegliano e si mettono a lavorare per generare un ovocita, la mucosa dell’endometrio si ricrea per preparare il “terreno” più adatto ad una gravidanza. Sono sempre i follicoli a fornire gli ormoni necessari perché l’endometrio possa rigenerarsi, tutto il corpo si prepara a scegliere il follicolo giusto, quello che poi dovrà essere fecondato. Comincia la produzione di estrogeni, ormoni della femminilità, della leggerezza, della bellezza: la donna si sente allegra, sgonfia, leggera, bella (tendendo a piacersi con qualsiasi cosa si provi nei camerini, provando colori e disegni estrosi e divertenti, comprando praticamente di tutto, visto che “oh mi sta così bene!” ), si sente sexy, seducente, giocosa, pronta nuovi flirt. La necessità di questa fase è trovare “un partner con cui riprodursi”, anche l’odore della donna di modifica oltre che il tipo di orgasmo che prova: è una sessualità divertente, frivola, superficiale e l’orgasmo sarà più clitorideo. Si sente attiva, energica, rapida, estroversa, artistica, sognante, produce continuamente nuove idee, progetti… i pensieri corrono veloci, è forse il caso di programmare riunioni, proposte, provare sport nuovi, lasciarsi la possibilità di meravigliarsi e creare proprio in questa fase!
  • La seconda fase è quella del’ovulazione, il follicolo che è stato scelto viene espulso dall’ovaio per essere captato dalle tube e (magari..) fecondato, è la parete dell’ovaio che si rompe, per questo alcune donne percepiscono un dolore dato dalla rottura del follicolo, oppure possono avere perdite, spotting, perché si rompono dei capillari dell’ovaio. Viene associata all’estate e all’archetipo della madre, che la donna è già madre a prescindere dal concepimento, perchè gli ormoni la stano rendendo tale; si ha un picco di estrogeni (può aumentare la sensibilità vaginale, le mucose diventano morbide e imbibite) inizia a lavorare il progesterone (ormone), ma soprattutto l’ossitocina (altro ormone..), questa spinge la donna a pensare, più o meno consciamente, “cavolo ora sono fertile, devo accoppiarmi!” si accendono i sensi “devo trovare il papà del mio bambini”..la creatività si espande cogliendo l’emozione e chiedendo di essere espressa, e la libido cambia: basta quindi a relazioni frivole, lasciamo il posto a relazioni stabili, scegliamo il partner giusto; la sessualità sarà più matura e intensa, gli orgasmi uterini e più pieni. E’ un momento molto energico ma meno egocentrico della fase precedente. In questo momento si prova amore profondo, desiderio di dedicarsi agli altri e di procurare loro piacere, oltre che riceverlo: attraverso cibo, nutrimento, scambio sensoriale e di emozioni, il sesso, la condivisione, il sostegno e l’accoglienza. Possiamo in questa fase prendere contatto con le nostre emozioni: dopo l’entusiasmo della vergine per le nuove idee, si può sperimentare ora la passionalità e la motivazione profonda nello scegliere una cosa piuttosto che un’altra.

L’ovulo maturo sosta per 24 ore nelle tube, aspettando l’arrivo degli spermatozoi. Fecondato o no,  l’ovulo viaggia attraverso la tuba per 5-6 giorni.

  • La parete dell’ovaio da cui è stato espulso l’ovulo, che produceva inizialmente estrogeni, prende ora il nome di corpo luteo e inizia così la fase luteinica, cioè la nostra terza fase. Il corpo luteo ora produce, oltre agli estrogeni, il progesterone che serve per mantenere in buone condizioni l’endometrio, la parete interna dell’utero, in caso l’ovulo fosse stato fecondato. La stessa parete che con le mestruazioni precedenti era stata “ripulita” e che invece durante la prima fase del ciclo, grazie agli estrogeni, era ricresciuta, ha  a questo punto raggiunto uno spessore di 5-8 mm (in alcuni casi anche di 10 mm), questo spessore serve a creare un habitat adatto all’eventuale ovulo fecondato. Questa fase è detta dell’incantatrice, associata all’autunno. Può essere divisa in due sottofasi: quella del progesterone che dura molti giorni e quella del cortisolo e delle prostaglandine, nei giorni poca prima della mestruazione (la sindrome premestruale?). E noi come siamo in questi giorni? E’ la fase della lentezza ( ..di tutto, data dal progesterone), della riflessione, dell’introversione, le endorfine, l’ossitocina e il benessere se ne vanno, il corpo si gonfia, la digestione rallenta, c’è il ritiro in se stesse l’abbigliamento morbido e scuro, le donne perdono progressivamente la forza fisica, il pensiero la parola e la socialità si riducono, siamo irrequiete, desiderose di attività ma in modo dispersivo; è la fase dell’acqua e del pianto, della “compassione cosmica” verso le ingiustizie (“oggi ho pianto anche per l’uccellino morto sul ciglio della strada”); prendiamo contatto con ciò che ci fa soffrire e con le parti scomode di noi e della società: la società non sarà perduta finché ci sarà un’incantatrice pronta ad indignarsi di fronte alle ingiustizie. Aumenta progressivamente l’ormone dello stress, rendendoci meno disponibili e più sincere: può essere un momento per fare pulizia in case, nelle relazioni.. ciò che non va lo allontaniamo. Prendiamo contatto con i limiti, le criticità e la concretezza: rivediamo i nostri progetti fatti a inizio ciclo in modo più reale, confrontando ogni cosa, anche il rovescio della medaglia, il lato oscuro… siamo potenzialmente più sagge. Quando il corpo capisce che non avverrà la gravidanza diventiamo irrequiete, impazienti, ma il cortisolo aiuta a promuovere la sintesi delle prostaglandine che ammorbidiscono l’utero, lo rendono più caldo, sensibile e ammorbidiscono la cervice, che si deve aprire per far fluire il sangue. Secondo la medicina cinese c’è un altro modo per far aprire l’utero: le lacrime (sarà per questo che ci rifugiamo in film strappalacrime?). Il potere di seduzione aumenta ma è diverso da quello della Vergine, più profondo e primordiale, anche nel sesso cerca la sfida piuttosto che il romanticismo, gli orgasmi sono lenti, servono molti preliminari.

Tra questa fase e la quarta c’è un giorno, quello prima delle mestruazioni, in cui si ha un picco di ossitocina, con un aumento improvviso del desiderio sessuale e orgasmi più profondi, in cui il partner, dopo aver vissuto pianti e rabbia della “sindrome premestruale” ora non ci capirà definitivamente nulla. Fateci caso, vi è mai capitato? ve ne siete mai accorte?

  • Arriviamo così alla quarta fase; l’inverno, le mestruazioni, la fase della strega. L’ovulo non è stato fecondato e l’endometrio, ormai carico e gonfio, si sfalda degenera e muore e l’utero deve quindi “ripulirsi” attraverso le mestruazioni che altro non fanno che portare via quella parete che ormai non serve più. E’ una fase strana, in cui mettere radici, pronte per il ciclo successivo; distruggiamo il nido che avevamo preparato per entrare in contatto con i nostri veri desideri, facciamo ordine, ripuliamo! E’ la fase dell’introspezione, del contatto con noi stesse. La sessualità è intensa ma psichica e non fisica, il piacere è più cerebrale, si cerca una forte unità col partner. In questo momento mente conscia e inconscia comunicano più facilmente a tutto vantaggio della saggezza. In questa fase di ritiro interiore i processi mentali sono rallentati mentre le emozioni affiorano facilmente. Ci fermiamo, rielaboriamo, prendiamo fiato in questa lunga corsa che è stato il mese passato, facciamo chiarezza. E’ una fase sia di lutto che di rigenerazione. Il sangue porta via emozioni, cibi, esperienze e pensieri… L’endometrio si riformerà subito dopo insegnando che “tutto è ciclico, il vecchio deve morire e il giovane iniziare”, mentre l’ovulo morirà per sempre, insegnandoci a dire addio e lasciare andare, le scelte non fatte e le strade non intraprese. La strega saprà, perché lo sentirà nella carne, quale sarà la scelta da coltivare e quale il sogno da lasciar morire. Ogni donna dovrebbe avere la possibilità di “mestruarci su” prima di prendere una decisione.

Abbiamo appreso che la fisiologia del ciclo mestruale non è distante dalla realtà di tutti i giorni, ma può dire tanto di noi come donne, che non siamo instabili, ma semplicemente ormonali, e l’ormone non fa altro che rispondere alla specifica necessità del momento; gli ormoni hanno un impatto sulla psiche, sulle emozioni, sulla nostra percezione di noi stesse e del mondo, sulla sessualità e sulla produttività sociale.

Ogni mese abbiamo la possibilità di contattare la nostra saggezza, di eseguire uno scarico psichico e tornare in equilibrio.

Tutti e quattro gli archetipi rendono la donna capace di dedicarsi a sé e agli altri con equilibrio, riconoscendo e rispettando i propri bisogni fisici, emozionali e relazionali. Gli archetipi ci insegnano che l’equilibrio e la salute di noi donne dipendono dall’ascolto di quattro donne che ci abitano, ogni mese, rendendoci capaci di grandi slanci, coraggio, accoglienza, rabbia, compassione e profonda spiritualità.

Cominciamo ad ascoltarci.

Ostetrica Elisa

 

Fonti:

Giornale D&D n° 94 articolo di Anna Maria Rossetti

http://www.ilcerchiodellaluna.it/central_femm_ciclo02.htm

Come conoscersi attraverso il ciclo mestruale

Libro Luna Rossa, Miranda Gray

#SAM2018, Allattamento, L'Ostetrica, scelta

Il meglio per tuo figlio sei tu!

Concludiamo la Settimana Mondiale Dell’Allattamento del 2018 con questa poesia, che racchiude tutto il mio pensiero, ogni mamma sa cosa è meglio per il suo bambino <3

Il meglio è
Il meglio non è il seno.
Non è neanche il biberon.
Il meglio non è prenderlo in braccio.
Non è neanche non prenderlo in braccio.
Il meglio non è posarlo in questo modo.
Non è nemmeno posarlo in un altro modo.

Il meglio non è coprirlo in questo modo.
Non è nemmeno coprirlo in un altro modo.
Il meglio non è dargli il cibo frullato.
Non è nemmeno dargli il cibo a pezzi.
Il meglio non è quello che dice tua madre.
Non è nemmeno quello che dice la tua amica.
Il meglio non è che stia con una babysitter.
Non è nemmeno che vada al nido o che resti con i nonni.
Il meglio non è seguire quel certo tipo di educazione.
Non è nemmeno seguire un altro tipo.

Sai cos’è davvero il meglio?

Il meglio sei tu.
Il meglio è quello che ti fa sentire meglio.
Il meglio è quello che il tuo istinto ti dice che è meglio.
Il meglio è quello che aiuta anche te a stare bene.
Il meglio è quello che ti permette di essere felice con la tua famiglia.
Perché se tu stai bene, loro ricevono il meglio. Perché il meglio sei tu.
Perché se tu ti senti sicura, anche loro si sentono sicuri.
Perché se credi che stai agendo bene, la tua tranquillità e la tua felicità giungono anche a loro.

Perché il meglio sei tu.

Smettiamo di cercare di dire a ogni padre o madre cos’è meglio.

Perché ciò che è davvero meglio per i tuoi figli sei tu.

Cit jaione

 

Ostetrica Elisa

#SAM2018, Allattamento, crescita neonato, Svezzamento, Uncategorized

“Finché mamma e bambino lo desiderano”… Allattamento prolungato e falsi miti

Cos’è l’allattamento prolungato? .. prolungato rispetto a cosa?

Solitamente si intende l’allattamento al seno oltre il primo anno di vita, per altri addirittura oltre lo svezzamento.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità, il Ministero della Salute e le società scientifiche pediatriche raccomandano l’allattamento al seno, norma naturale di nutrizione ed interazione fra madre e bambino all’interno della famiglia, con modalità esclusiva per 6 mesi ed in seguito, una volta introdotti nella dieta del bambino gli alimenti diversi dal latte materno, fino al secondo anno di vita ed oltre.

Più precisamente l’allattamento dura “fino a quando mamma e bambino lo desiderano” (frase sempre dell’OMS eh..), questo implica il fatto che entrambi ad un certo punto saranno pronti a smettere di allattare.

Questo per il semplice fatto che non c’è nulla di più nutriente e più sano del latte materno.

Alcuni studi antropologici hanno rilevato che, se un bambino ha a disposizione il latte materno senza esserne privato meccanicamente dalla mamma abbandona il seno verso i tre anni.

Ovviamente ogni caso è diverso: ci sono casi di bambini che non ne sentono più la necessità dal primo anno di vita, o più tardi rispetto alla media, verso i quattro anni, casi più rari a 5. Ma il dato medio fa coincidere l’abbandono del seno con la completa maturazione del sistema nervoso centrale, quindi i tre anni.

Oggi solo una corretta informazione e un adeguato sostegno alle può permettere loro di fare scelte consapevoli, oltre ogni pregiudizio.

Ma ha dei vantaggi l’allattamento prolungato? Oppure è solo un vizio, una coccola, un capriccio?

Innanzitutto l’allattamento riduce il rischio di patologie nella mamma come l’osteoporosi, ma anche il tumore al seno e all’ovaio e il livello di questa protezione è proporzionale alla durata complessiva degli allattamenti di quella donna.

Per quanto riguarda il bambino, è sempre stato noto come il latte materno protegga i fragili neonati da pericolose infezioni, ma oggi sappiamo anche che riduce il rischio di insorgenza di numerose patologie immunomediate come la celiachia, il diabete, la sclerosi multipla, le allergie (anche se questo punto è ancora dibattuto).

In una cultura in cui l’accesso alle cure è garantito e facilitato, non sempre il rischio di malattia è però un buon argomento per convincere il partito degli scettici. Quante volte le mamme che allattano a lungo si sentono dire «il tuo latte è acqua», «così non si staccherà mai» oppure «allatti ancora?». In realtà l’apporto nutrizionale del latte materno anche nel bambino più grande continua ad essere importante, si stima che due o tre poppate dopo il primo anno di vita forniscano al bambino 1/3 delle calorie quotidiane.

Diciamo che questa immagine (fonte UPPA) chiarisca perfettamente il concetto: il latte materno anche dopo il primo anno di vita è molto più che acqua!

Torniamo un attimo indietro però… e se davvero fosse solo una coccola? O addirittura un capriccio del bambino?

La funzione più importane dell’allattamento, oltre quella di nutrizione che è, diciamocelo, facilmente sostituita dal latte artificiale; è quella di tipo emotivo e relazionale: il bimbo che ha bisogno (non un vizio o un capriccio) di succhiare e di star vicino alla mamma si staccherà quando sarà pronto a farlo.

Con questo non voglio affermare che tutte le mamme, nel nostro paese e nella nostra epoca, con le difficoltà legate al lavoro, alla delega dell’accudimento e ai messaggi contrastanti di media ed operatori, debbano allattare i bambini fino a tre anni; MA che è giusto che tutti i genitori abbiamo la possibilità di fare delle scelte consapevoli riguardo all’alimentazione dei loro piccoli e, una volta adeguatamente informati e supportati, intraprendano autonomamente il proprio cammino.

Se l’equilibrio si spezza, se la madre veramente non lo desidera più, si cercano strategie per interrompere l’allattamento nel modo meno traumatico possibile per entrambi!

E se il bambino venisse danneggiato da queste coccole eccessive?

L’allattamento prolungato non danneggia il bambino, anzi, come abbiamo detto, apporta numerosi guadagni di salute sia per il piccolo sia per la mamma. Inoltre il bambino allattato a lungo non sarà un mammone per sempre anzi, quando sarà pronto a staccarsi, avrà un bagaglio importante di sicurezza e autonomia. Non esiste un’età precisa in cui i bambini devono abbandonare il seno, lo fanno quando sono pronti o quando la mamma deciderà che è il momento, e lo fanno tutti.

 

Inoltre, citando il tavolo tecnico del ministero della salute del 2014 proprio su questo argomento, diciamo che:

“Si desidera sottolineare in maniera chiara che l’allattamento al seno di lunga durata non interferisce negativamente sulla progressione dell’autonomia del bambino e sul benessere psicologico e/o psichiatrico della madre. Eventuali documentati disagi psicologici o vere patologie psichiatriche del bambino e/o della madre non hanno con l’allattamento al seno un rapporto di causa-effetto, ma sono eventualmente e semplicemente da intendersi come contemporanei ad un allattamento al seno che si prolunga. Risulta al contrario ben provato che l’allattamento al seno contribuisce al benessere cognitivo, emotivo, familiare e sociale del bambino, aggiungendosi al peso determinante dei fattori genetici, delle competenze allevanti familiari e dei fattori socio-economici”.

E voi che ne pensate?

Ostetrica Elisa

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Il mio latte non è acqua: come cambia la composizione del latte materno durante la crescita

Allattamento prolungato: quello che c’è da sapere

Fai clic per accedere a C_17_pubblicazioni_2113_allegato.pdf

#SAM2018, Allattamento, crescita neonato, L'Ostetrica, scelta, Uncategorized

“Mio figlio ha scambiato il seno per un cuccio”

Quante mamme hanno pensato questa frase? E quante sono state messe in guarda dal tenere “troppo attaccato” il bambino?

Intanto verrebbe da chiedersi da dove derivi una così popolare credenza, alla fine non è proprio il ciuccio un sostituto del seno, insomma la funzione del ciuccio non è esattamente quella di sostituire il seno?

Nella nostra cultura una mamma che allatta spesso, o per diversi mesi\ anni, non è ben vista, anzi, è una donna che si annulla, nel senso più negativo del termine, e cresce l’insidioso pensiero che il bambino “la usi”… Ciò può scavare un solco nella relazione madre- bambino, impedendo loro di entrare in sintonia come natura vuole. Questo curioso consiglio è il cugino (non troppo lontano) dell’indifendibile mito occidentale che i neonati possano “manipolare” i loro genitori, che siano furbi e\o viziati, anche prima di avere la capacità mentale per farlo.

Ma cosa c’è davvero alla base di questo consiglio?

C’è l’ipotesi che il desiderio del bambino per il seno sia ingiustificato; forse se il bisogno di latte del bambino fosse riconosciuto, il ciuccio non sarebbe mai servito? Il punto sembra essere che se il bambino ha poppato “abbastanza” (che poi.. abbastanza secondo chi?), non ha più bisogno di latte, nè di stare attaccato al seno.

Tuttavia, alcuni bambini mangiano più lentamente di altri e viceversa. Il numero di minuti in cui un bambino poppa non ci dicono nulla sul volume di latte consumato.

I bambini a volte poppano senza prendere latte? Può capitare.

Di tanto in tanto potrai notare il tuo bambino tenere in bocca dolcemente il seno mentre è quasi completamente addormentato. In questo caso, il bambino può effettivamente succhiare, ma non bere.

Di solito questo accade nelle prime settimane di vita, in cui le poppate sono spesso molto ravvicinate, di durata variabile, che quasi sembra di allattare senza sosta, ma è esattamente così che il bambino ha modo di crescere rapidamente e incrementare la produzione di latte! Tuttavia, se una madre sostituisce regolarmente un ciuccio al seno in questo periodo, questo può vanificare gli sforzi del suo bambino per far aumentare il latte.

È anche per questo che le maggiori scuole di pediatria raccomandano di allattare a richiesta: cioè ogni volta che il bambino fa intendere di richiedere il seno, non importa quante volte questo accada i una giornata, secondo loro i segnali di fame di un bambino non sono mai irragionevoli!

“L’allattamento insegna automaticamente ai nostri bambini una sana autoregolamentazione”

Tutto ciò presuppone un atto di estrema fiducia verso il bambino, la consapevolezza che sappia quello che voglia e ciò di cui ha bisogno!

I bambini lo sanno care mamme, imparate col tempo a conoscerli, create una relazione fin da subito basata sulla fiducia, l’ascolto e l’osservazione dei segnali che anche un neonato può mandare.

Un allattamento felice e soddisfacente è costruito sulla fiducia della mamma nel suo bambino.

C’è però un’altra cosa estremamente importante da dire!

Il latte materno è una preziosa fonte di nutrimento, ma anche un momento di relazione unico, una relazione non solo fisica ma anche emotiva ed affettiva, tra mamma e bambino.

Attraverso la suzione, il bimbo si sente rassicurato e può cercare di attaccarsi anche se non ha fame!

L’allattamento ha anche questa funzione: creare contatto; non può essere sminuito come un semplice modo di alimentare i neonati; spesso, quando un bimbo si spaventa, per esempio, e piange, coccolarlo e attaccarlo al seno è la migliore fonte di consolazione, entrando subito in rapporto con la mamma

Inoltre, studi scientifici ci rassicurano, se dovesse essercene bisogno, sul fatto che se la mamma vuole dare il seno al bimbo per confortarlo, può farlo serenamente: è naturale e non ci sono controindicazioni psicologiche.

Dobbiamo anche dire che ogni mamma trova col tempo il suo stile di accudimento, che è unico e personale, che possa essere il  seno come conforto o altro…

Ovviamente, se ciò fosse riconosciuto come lecito dalla nostra società, le mamme non sentirebbero questo combattimento interno tra: il seguire il proprio istinto di accudimento, qualunque esso sia, e il creare una relazione “distaccata e composta” mi verrebbe da dire!

Alla fine però quello che più importa è il fatto che ogni mamma dovrebbe capire bene cosa vuole fare davvero, senza sensi di colpa o ansie.

Creare dei luoghi in cui ogni donna può sentirsi libera di esprimere e vivere la relazione con il proprio bambino, usando lo stile di attaccamento che ritiene più giusto per loro due soli, senza dover sentire il confronto con le altre come un giudizio da temere è sicuramente quello a cui aspiro come donna e come ostetrica.

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Ostetrica Elisa

https://www.nostrofiglio.it/neonato/allattamento/mio-figlio-usa-il-mio-seno-come-ciuccio

 

https://www.lllitalia.org/che-cosa-offre-la-leche-league/10019-articoli-genitori/gestione-dell-allattamento/592-che-cosa-si-intende-per-scambiare-il-seno-per-un-ciuccio.html

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Guida pratica per sapere cosa mangiare quando si allatta

Ora che con il titolo ho catturato la vostra attenzione, possiamo finalmente placare ansie e preoccupazioni di ogni mamma che si ritrova in balia di consigli e divieti e suggerimenti su quale sia il cibo proibito da eliminare… e badate bene, ogni persona vi parlerà di un alimento nuovo, quindi in sostanza di cose da mangiare vi rimarrà ben poco, mentre sarà sempre più pesante il carico di dubbi e ansia che avrete ogni volta che vi sedete a tavola, o i sensi di colpa per esservi concesse quella cosa, sapendo che forse poteva far male a quel cucciolo di cui dovete prendervi cura.

Mi rendo conto del fatto che la frase “guida pratica” sia quello che realmente cercate in un momento delicato e pieno di cambiamenti quale è il post partum..

Ma la risposta è molto più semplice di quello che si pensa: donne, potete mangiare quello che volete! (E non lo dico io eh, ma studi, organizzazioni scientifiche e l’OMS)

Non ci sono restrizioni, divieti reali o giustificati, vige una sola regola: IL BUON SENSO.

E se il gusto del latte cambiasse?

Il vostro bambino sa già cosa vi piace, conosce i vostri gusti, conosce il sapore del cibo che mangiate… ha già vissuto con voi per nove mesi, nel liquido amniotico in qui nuotava c’era il sapore di ogni cosa, anzi, riconoscerà tutto e si sentirà a casa!

A volte è vero che il suo gusto, il colore o la composizione, sono influenzati dal cibo assunto nell’immediato, -come è il caso del curry, esempio fra i tanti, che insaporisce il latte rendendolo speziato, del betacarotene, che ne influenza il colore, facendolo tendere all’arancione, oppure del pesce azzurro, che contribuisce a farne aumentare il DHA ed altri acidi grassi benefici –  ma  è proprio la varietà, nell’alimentazione materna, che consente al bambino di ricevere stimolazioni benefiche di ogni tipo attraverso il seno e di prepararsi all’alimentazione solida. In allattamento non accade niente di diverso da ciò che accadeva in gravidanza, quando il bambino sperimentava già diversi sapori e sostanze attraverso il liquido amniotico.

Spesso viene vietato il curry e le spezie, ma ragionando potremmo dire che le donne che ne fanno uso abitualmente come nella cucina orientale dovrebbero cambiare in toto la loro dieta? O che i loro bambini abbiano  avuto più coliche (quanto ci sarebbe da dire anche su questo…) rispetto a quelli alimentati senza?

Oppure se in gravidanza ho sempre mangiato cavolfiori e verdure.. ora dovrei eliminarli? Per quale motivo?

E se il mio latte fosse poco nutriente?

Il vostro latte contiene tutto quello di cui ha bisogno, è un tessuto vivo, che si modifica a seconda delle sua crescita, delle sue necessità (fame o sete), del suo stato di salute… è già ricco e pieno.. la composizione del latte inoltre non deriva esclusivamente e direttamente da quello che mangiate, anzi è stato dimostrato come anche il latte di una donna moderatamente denutrita fosse comunque ricco di tutti i nutrienti e l’acqua necessaria!

..E gli integratori?

Una mamma che allatta e che si nutre adeguatamente non ha bisogno di integratori di alcun tipo per sostenere il suo organismo.

Non ha bisogno di integratori neppure per aumentare/migliorare la qualità del suo latte.

Visto inoltre come si produce il latte (vedi articolo precedente..), non si comprende la ragione scientifica per cui le industrie propongano integratori per produrre latte più adeguato.
Nel post parto il meccanismo di produzione del latte è esclusivamente endocrino e, successivamente,poppate frequenti, regolate in base alla richiesta del bambino e all’offerta della madre, sono in grado di regolare perfettamente la quantità e la qualità del flusso di latte!

Tutto si regola ogni volta in base alla sua richiesta!

E se avessi più fame?

Allattare è un lavoro faticoso, richiede energie, richiede alla mamma di essere in forma e in forza; per questo è importante mangiare e bere in modo adeguato… vi dicono di bere tanto, ma sia chiaro, non per rendere più liquido il latte, ma per rimanere voi idratate e sostenute durante la poppata!

Tutto ciò inoltre contribuirà a bruciare calorie e perdere liquidi e peso in eccesso presi durante la gravidanza: donne, datevi fiducia, tempo e pazienza, il vostro corpo sa!

…E i latticini, le uova, le fragole.. ??

Ahimè neanche questi sono vietati in allattamento, perché ripeto, nessun alimento è vietato a priori! Ci sono però alimenti possibilmente allergizzanti, o fastidiosi, o mal digeriti dalla madre… e dal bambino (?); tutto sta nell’osservare le reazioni del bambino e andare a tentativi con pazienza.

Non ci sono studi chiari e univoci che dimostrino l’utilità di eliminare determinati cibi allergizzanti dalla dieta. Se si notano disturbi nel bambino e si sospetta che siano riconducibili a un’allergia a qualche cibo assunto dalla madre per qualche settimana la madre eviterà scrupolosamente quel cibo e si osserverà se questo porta a qualcosa oppure no.

E allora le coliche???

Poche, se non pochissime, cose si sanno sulle coliche, una delle cose certe è che non sono causate dall’aria nella pancia; anche se fosse questa la causa, l’aria in pancia causata alla mamma da fagioli e cavoli è dovuta al fatto che, chi più chi meno, noi adulti non riusciamo a digerire alcune sostanze in essi contenuti: per questo ragione fermentano e sviluppano gas. Ma nel latte materno di certo non passano i gas (altrimenti avremmo il latte frizzante…),  proprio perché la mamma non le assorbe.

Ma la birra fa latte davvero?

Ecco questo forse è l’unico divieto in allattamento, poiché la birra non fa latte né il vino fa il sangue. L’alcool contenuto in birra, vino e altre bevande passa nel latte materno.

È anche vero che, rispetto all’alcolico bevuto dalla madre, la concentrazione presente nel latte materno è attenuata. Quindi, tenendo conto che non è “necessario” consumare alcolici, un consumo saltuario di alcool in quantità moderata è accettabile, ancora meglio sarebbe bere a stomaco pieno e dopo la poppata, di modo che passi più tempo possibile prima della poppata successiva. In questo modo l’alcool viene smaltito dalla mamma e quindi dal latte.

Infatti l’alcool non si accumula nel latte ma viene eliminato con il passare delle ore così come avviene per l’alcool che ha in corpo la mamma. Inutile dire che un consumo moderato di alcool non dovrebbe essere nulla di nuovo, dato che anche questo rientra nei principi della sana alimentazione!

Ma almeno il caffè?

Una modesta quantità di caffè (una-due tazzine al giorno) è solitamente ben tollerata dai bambini. È bene ricordare che la caffeina è presente anche in molte bevande (per esempio le le bevande industriali analcoliche), come anche che esistono sostanze analogamente eccitanti (la teina nel té, la teobromina nel cioccolato); non c’è un divieto assoluto a consumarle, però è valida la regola di limitarne il consumo totale (vedi buon senso)

Per concludere…

L’unica regola è quella di una dieta sana, variegata, senza proibizioni, facendo attenzione al bambino e alle sue reazioni, per correggere, eventualmente, il tiro su certi alimenti.

Vivere l’alimentazione, i pasti, il cibo, come un momento di relax e convivialità piuttosto che una situazione stressante è buona norma, soprattutto in allattamento; inoltre iniziare una dieta sana e uno stile di vita salutare con la nascita  di un figlio sarà la strategia giusta per proseguire anche dopo!

 

 

Ostetrica Elisa

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https://www.allattamentoibclc.it/articoli/174-cosa-puoi-mangiare-quando-allatti.html

https://www.lllitalia.org/10017-domande-e-risposte/l-alimentazione-della-mamma-che-allatta.html

Alimentazione durante l’allattamento

 

#SAM2018, Allattamento, crescita neonato, L'Ostetrica, scelta, Svezzamento

“Io avevo poco latte sai…”

Siamo circondate di amiche, colleghe, zie, conoscenti, vicine di casa, e chi più ne ha più ne metta che non vedono l’ora di raccontarci il loro allattamento disastroso, difficile, doloroso… che poi mi chiedo, ma la solidarietà tra donne dove è finita? Le vogliamo incoraggiare queste future mamme o devono sentirsi inadeguate e spaventate ancora prima di iniziare? …

COMUNQUE lo scoglio più grande che viene riferito è quello di “io non avevo latte sai…

Ma può succedere una cosa del genere? Davvero alcune donne non ne producono abbastanza?

La produzione di latte funziona secondo un meccanismo semplice e fantastico: più il bambino chiederà latte, più il nostro corpo ne produrrà!

Quando il latte non viene richiesto, la produzione si interrompe… ecco quindi possiamo dire che IL LATTE VIENE ALLATTANDO!

È poi fondamentale sapere, senza arrivare ai manuali di fisiologia, che la produzione è regolata da due ormoni: la prolattina e l’ossitocina.

La prima stimola le ghiandole a produrre il latte una volta che viene richiesto, perciò entra in circolo durante ogni poppata per preparare la mammella alla poppata successiva; per avere un’adeguata produzione di latte i livelli di prolattina devono essere mantenuti alti; soprattutto all’inizio, quindi, è necessario che il neonato sia attaccato spesso e in modo corretto, che la durata della poppata sia regolata dal bambino stesso, e che la mamma lo allatti anche di notte, quando la produzione di prolattina aumenta, la prolattina ha anche altri effetti: ad esempio fa sentire la madre rilassata o sonnolenta e sopprime l’ovulazione; è per questo che, soprattutto durante i primi mesi di allattamento, la maggior parte delle donne non ha il ciclo mestruale.

L’ossitocina invece, che ne determina la fuoriuscita, la cosiddetta eiezione del latte o riflesso ossitocico, è un ormone che le donne ormai conoscono, perché è presente durante il travaglio e porta le contrazione uterine; questo riflesso può essere stimolato, secondo tutte le modalità in cui si stimola l’ossitocina (vedi ormone dell’amore..) quindi ambienti calmi e rilassanti per mamma e bambino, a volte basta sentire il pianto o vedere una foto o un odore del bambino per far fuoriuscire il latte; ma può essere anche bloccato e\o inibito: situazioni stressanti, poco supporto, ambienti frenetici, dolore intenso o alcool..

L’allattamento materno dipende da un sistema complesso ma molto efficiente, in cui i due attori principali, mamma e bambino, hanno un ruolo preciso l’uno concatenato all’altro.

I pensieri, le emozioni e i sentimenti influenzano notevolmente questo straordinario circolo, ed è per questo che un ambiente sereno e una mamma soddisfatta sono fondamentali per un buon successo dell’allattamento.

Ma, tutto ciò a che serve? Per aumentare la produzione di latte quando risulta davvero necessario!

Controlleremo quindi se l’ambiente attorno a noi è quello giusto, se ci sentiamo supportate, se sentiamo dolore durante la poppata…

Controlleremo che il nostro bambino si attacchi correttamente al seno, se è irrequieto, se attua un meccanismo di suzione corretta (vedi corretto attacco al seno!) …

Ma ricordiamoci che alla base di tutto l’allattamento deve essere di tipo esclusivo (solo latte materno, non serve altro fino ai sei mesi!e a richiesta, e che per aumentare la produzione basta aumentare il numero e la durata delle poppate!

Ora avrai forse le idee più confuse di prima, oppure avrai bisogno di conferme… Non esitare a chiedere aiuto o risposte a persone competenti, cerca la tua ostetrica di fiducia, lei saprà sicuramente starti accanto nel modo giusto!

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Ostetrica Elisa

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https://www.uppa.it/nascere/allattamento/funzionamento-mammella-e-latte-materno/

http://mami.org/la-classificazione-dellallattamento-al-seno-proposta-dalloms/

http://www.salute.gov.it/portale/temi/p2_6.jsp?id=1926&area=saluteBambino&menu=alimentazione

Allattamento, crescita neonato, scelta, Uncategorized

FORZA DONNE, POSSIAMO FARLO!

La prima cosa a cui io ho pensato immaginando l’allattamento è stata “Che bello… Spero di riuscirci anche io…”

E poi “Ma perché non dovrei riuscirci? Siamo fatte apposta no?”

Ecco si… partiamo da qui, lo sappiamo come siamo fatte? Come funzioniamo?

Il nostro seno è una struttura ghiandolare complessa, l’insieme di alveoli, lobi, lobuli e dotti galattofori che lavorano in modo perfetto tra di loro che, con la compartecipazione di ormoni ben precisi, hanno lo scopo finale di produrre latte.

Chiariamo quindi una cosa: tutte noi siamo fatte così, a prescindere dal tessuto adiposo, dalla forma della mammella, dalla simmetria o l’uguaglianza tra i seni (che diciamocelo una volta per tutte: non sono mai perfettamente uguali) … siamo fatte per nutrire i nostri cuccioli, per garantire la sopravvivenza della specie ecco, come ogni altro mammifero!

Non solo, ma durante la gravidanza il seno subisce un ulteriore sviluppo, che avviene solo in gravidanza, aumentando la grandezza di tutte le parti della ghiandola, fin dai primi mesi di gestazione… si prepara nel modo migliore possibile, affinché al momento giusto tutto sia pronto!

Donne, ragazze, future mamme… possiamo stare tranquille, tutte noi possiamo, se vogliamo, allattare: non c’è forma del capezzolo che tenga!

 

Ma quindi il latte come esce? Durante una danza perfetta tra due ormoni: prolattina e ossitocina, uno produce il latte, l’altro ne permette la fuoriuscita… il latte viene spinto dagli alveoli, ai lobuli, a dotti fino a fin fuori dal capezzolo.

 

Ma il segreto più grande e meraviglioso dell’allattamento (come se non bastassero tutte le scoperte fatte fino ad ora…)  È che il latte viene prodotto solo quando viene richiesto, ma richiesto da chi? Dal bambino ovviamente!!!(Ma questa è un’altra storia… Non perdetevela)

…FORZA DONNE, POSSIAMO FARLO!

 

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Ho appena partorito e mi hanno regalato la bilancia.. che ci faccio???

“Ho appena partorito e mi hanno regalato la bilancia… devo pesarlo sempre??”

Questa è una delle domande più frequenti che una neomamma si fa preoccupata, giustamente, che il suo bambino cresca e il suo latte, se lo allatta, sia sufficiente…

“Chissà se avrò abbastanza latte…”

“Mah, sono solo poche gocce…”

Ancora alcuni pediatri e ostetriche, purtroppo, consigliano la “doppia pesata”, che consiste nel pesare il neonato PRIMA di attaccarlo al seno e di ripesarlo DOPO la poppata per valutare se il neonato prende abbastanza latte ogni volta che mangia.

Questo però si scontra col principio fondamentale dell’allattamento a richiesta, “tecnica di allattamento” che andrebbe consigliata e supportata in ogni situazione, in quanto è la più fisiologica e naturale: il bambino mangia infatti QUANTO e QUANDO vuole, regolandosi in base al SUO senso di fame e di sete, sarà normale quindi che alcune poppate dureranno di più e altre di meno! È bene ricordare poi che il latte, anche durante una singola poppata, cambia tra l’altro la sua composizione: più liquido all’inizio per soddisfare la sete e più nutriente dopo per soddisfare la fame… sarà lui a decidere in base ai SUOI BISOGNI quanto latte prendere!

A cosa serve quindi la doppia pesata se il nostro bambino mangia in questo modo?

A cosa serve sapere quanto latte ha preso se la poppata dopo potrebbe prenderne di più e quella dopo ancora molto di meno?

Sicuramente a creare ansia, a rimanere attaccate ai numeri di una bilancia piuttosto che ad osservare se il nostro bambino stia bene o meno, a non fidarsi del proprio intuito di mamma che ci dice che lui sta bene, anche se quella poppata ha preso un po’ meno latte del previsto (che poi… previsto da chi??), a non fidarsi delle competenze che ogni bambino ha e ai messaggi che ci manda.

Come faccio allora a capire se il bambino sta crescendo e sta bene? Che strumenti ho?

  1. Pipì e cacca: controllare il numero di pannolini che bagna (almeno sei volte al giorno) e che la pipì sia limpida e abbondante e che faccia la cacca, questo è il primo segno fondamentale di un bambino che mangia abbastanza
  2. Suzione: durante la poppata controllate la posizione, che l’attacco al seno sia corretto e potrete sentire i rumori che fa mentre deglutisce, esattamente come noi
  3. Durata: lasciate il comando a lui, lui stabilirà la durata della poppata (alcuni bimbi, specialmente se molto piccoli, si stancano facilmente, fanno molte pause e le loro poppate saranno più lunghe)
  4. Soddisfazione: un bambino sazio, così come noi, una volta finito sarà tranquillo e rilassato, e se piccolo molto probabilmente si addormenterà
  5. Colorito e visione globale: ogni mamma, continuamente a contatto con il suo neonato, sa come sta, sa il suo stato di benessere generale.. anche solo notando che le tutine ormai vanno strette!
  6. Peso: controllate il peso dal pediatra o con l’ostetrica… una bilancia per casa potrebbe farvi cedere… come raccomandato scientificamente solo una volta a settimana sempre lo stesso giorno per il primo, una volta al mese successivamente.

In media un neonato recupera il peso della nascita entro i 10 giorni di vita, cresce 125-150 gr a settimana e 500 gr al mese… ricordiamoci però che siamo diversi, non c’è uno stampino né una misura che valga per tutti!!!!

È una lista molto lunga di cose da notare, quasi tutte però vengono osservate spontaneamente da una neomamma che di solito “non perde di vista il suo bambino neanche un attimo”… il peso è solo una di queste cose, tra l’altro l’unica che non possa fare da sola, le serve quantomeno una bilancia.

Cosa possiamo regalare allora invece di una bilancia?

  • Tempo: lasciare una mamma e il suo bambino insieme, attaccati, liberi di coccolarsi e nutrirsi allattando
  • Supporto: “stai facendo un ottimo lavoro, si vede proprio che sta bene!”
  • Incoraggiamento: per fidarsi del suo istinto e delle competenze del suo bambino
  • Magari una fascia porta bebè: per farli stare sempre “vicini vicini”, diventeranno imbattibili!

 

Ostetrica Elisa

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Dove partorire: possiamo scegliere?!

Dove partorire: possiamo scegliere!?

Negli ultimi anni numerosi studi hanno esaminato i “luoghi del parto”, valutandone pro e contro, analizzando numeri e percentuali, per arrivare a dire quale sia quello più sicuro… o semplicemente per dare un’alternativa!

Ma un’alternativa a cosa? Cosa dobbiamo scegliere? Non si partorisce in ospedale?

“Corsa in ospedale a 200 km\h, la sala parto, il lettino, il ginecologo… e si torna a casa”

…Non funziona così?

No, in realtà no, (non per forza almeno…!)

Ma per scegliere bisogna prima conoscere, partendo dalle basi: ovunque sarà il luogo del parto, è importante che lo sentiate giusto per voi, come afferma l’Organizzazione Mondiale della Sanità; ogni donna deve avere la possibilità di partorire in un luogo che sente sicuro, in cui sia possibile ricevere assistenza appropriata.

Perché si è tornato a parlare di queste cose? Non bastava l’ospedale? … Perché finalmente è stata rivalutata l’importanza del rispetto verso la fisiologia della nascita, che funziona benissimo già di suo!

Inoltre l’assistenza in travaglio può influenzare il risultato di un parto. E se fare meno fosse la chiave vincente?

Perché devo scegliere?

Perché l’assistenza durante il travaglio può influenzare la donna a livello fisico e psicologico, oltre che la salute del suo bambino a breve e lungo termine. Una comunicazione efficace, il supporto e l’empatia da parte dell’equipe, così come il rispetto delle preferenze della donna, possono aiutarla ad avere il controllo di quanto accade, rendendo la nascita una esperienza positiva per lei e per chi l’accompagna in questo percorso (si, DEVE essere un bel ricordo!!).

La maggior parte delle donne che partoriscono sono sane, hanno una gravidanza fisiologica, vanno incontro a travaglio spontaneo e danno alla luce un neonato dopo la 37a settimana. Nelle maggior parte di queste donne con gravidanza a basso rischio non ci sono evidenze di benefici materni e neonatali per la nascita in sala parto, oggi caratterizzata da troppi interventi ostetrico-ginecologici in fase di travaglio, divenuti routinari, ma spesso inappropriati.

In sostanza, vi chiederete, quali sono queste scelte?

Secondo il NICE (National Institute for Health and Care Excellence in Uk), nel 2014, all’interno delle linee guida “Cure Intraparto: come prendersi cura delle donne in salute e dei loro bebè durante il parto”, ben QUATTRO sono le possibilità:

  • La propria casa
  • La casa maternità (cioè un centro gestito da sole ostetriche)
  • Unità gestite da sole ostetriche ma collocato all’interne di una struttura di ricovero, generalmente accanto alla sala parto; è gestito esclusivamente da ostetriche
  • Si trova sempre all’interno di una struttura di ricovero ed è gestito dal personale medico insieme alle ostetriche

Secondo queste raccomandazioni è uscito fuori un dato tanto scontato quanto fondamentale: il parto di donne con gravidanza a basso rischio, o meglio con molti segni di salute, generalmente è un evento molto sicuro sia per la donna che per il suo bambino; è addirittura fortemente raccomandato che scelgano il domicilio o il centro nascita invece dell’ospedale.

Partendo da questo presupposto ogni donna può scegliere dove partorire e deve essere supportata in ogni sua scelta.

Chi può aiutarti a scegliere? Ovviamente l’ostetrica, che saprà valutare e consigliare, in base alle condizioni di salute di ogni donna e al suo sentire, poiché siamo tutte diverse e non basta un solo protocollo ufficiale, la scelta migliore.

Esistono infatti delle condizioni mediche già esistenti prima della gravidanza o legate alla sua storia ginecologica, o alla gravidanza stessa per le quali viene invece suggerito un parto in ospedale; sarà sempre la tua ostetrica di riferimento che ti supporterà passo dopo passo!

Purtroppo sono ancora molte le persone e i professionisti poco informati che, nonostante le evidenze scientifiche inequivocabili, considerano ancora il parto in casa come un evento rischioso. Gli studi mostrano che il parto in ospedale ha un rischio maggiore di interventi molto invasivi (episiotomia, che in italia ha tassi altissimi, forcipe, ventosa, kristeller…) e cesareo. Mentre non aumentano i rischi per la salute di madre e neonato.

Comunque… ogni luogo del parto dovrebbe garantire il rispetto per la donna come individuo che sta per sperimentare un’esperienza di vita rilevante e intensa dal punto di vista emotivo e non solo!

La donna dovrebbe avere il controllo, essere ascoltata e assistita con empatia e firmare un apposito consenso informato.

Tutti i setting del parto dovrebbero garantire a tutte le donne un’assistenza ostetrica personalizzata e ad personam durante tutto il travaglio, il parto e le due ore seguenti.

Non eseguire o raccomandare interventi ostetrico-ginecologici se il travaglio procede in maniera fisiologica e la donna e il bambino stanno bene.

Tenere SEMPRE in considerazione i bisogni psicologici ed emotivi della donna.

Perché il parto in casa?

Perché ha notevoli aspetti positivi: diminuisce il rischio di complicanze durante il travaglio e il parto rispetto a un parto in ospedale; garantisce alla donna una nascita non disturbata, in modo che la fisiologia della nascita possa funzionare il meglio possibile, e una valutazione individuale: fondamentale per individuare i bisogni singoli delle partorienti e poterli assecondare; il rapporto che si instaura con la donna, consente all’ostetrica di proteggere la delicatezza di questo momento, garantendo e sorvegliando sempre la sicurezza di mamma e bambino, ma permettendo alla donna di lasciare andare il suo bambino a questa nuova vita nel modo più dolce possibile.

A cosa devo fare caso se scelgo un parto in ospedale? Di cosa proprio non posso fare a meno?

  • I papà e i parenti stretti possono essere presenti in sala parto?
  • Quando posso discutere la pianificazione del parto?
  • Ci sono piscine per partorire?
  • Quanto tempo si dovrà restare in ospedale?
  • Ci si può muovere durante il travaglio per trovare la posizione migliore?
  • Qual è la politica in materia di induzione, sollievo dal dolore e monitoraggio di routine?
  • E’ disponibile l’epidurale?
  • Quando si può tornare a casa dopo il parto?
  • Quali servizi sono forniti per i neonati prematuri o malati?
  • Chi aiuterà la neo mamma ad allattare il bambino?
  • I bebè possono restare con le loro mamme per tutto il tempo o c’è una nursery separata?
  • Ci sono orari prestabiliti per le visite?

Detto questo, care mamme, papà e coppie, spero che per voi scegliere il luogo in cui mettere al mondo il vostro bambino diventi frutto di una scelta appropriata, consapevole, serena… spero che vi sia sempre data la possibilità di scegliere per la vostra salute e quella di questo nuovo cucciolo, supportati da evidenze scientifiche e professionisti; ma vi auguro soprattutto di non essere lasciati soli né giudicati, ma sempre supportati in ogni scelta, qualunque essa sia!

Ostetrica Elisa

PS: lascio un ampio elenco di studi e numeri e tabelle che confermano tutto quello che ho scritto sopra;)

PPS: scrivetemi, chiamatemi, qualunque domanda o dubbio o informazione poco chiara… sono qui per questo!!

Bibliografia e siti utili

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/20824824

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/28165843

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/11687063

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/28552091

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/27793112

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/10796198

https://www.nice.org.uk/guidance/cg190/chapter/Recommendations#place-of-birth

http://www.evidence.it/articolodettaglio/209/it/464/linee-guida-per-lassistenza-a-partorienti-sane-e-neonati-e-pe/articolo

http://www.nascereacasa.it/convegno-nazionale-nascere-casa-si-puo/

Fai clic per accedere a NICE-2014-raccomandazioni-per-il-luogo-del-parto.pdf

 

 

L'Ostetrica

Chi è l’ostetrica…?

Recentemente ho fatto un sondaggio, semplice, tra i contatti facebook e whatsapp, chiedendo quale fosse la prima idea o immagine a venirgli in mente se avessero pensato all’ostetrica.

Sapere cosa pensi la gente di questa figura, come viene rappresentata nell’immaginario collettivo, a cosa viene associata… secondo me è il primo passo per capire dove stiamo sbagliando (noi ostetriche, si sono una di loro da qualche mese), per ridere gloria e onore a questa figura professionale… insomma per far capire davvero quello che potremmo fare nella vita di una donna.

Le prime stime dicono che pensare all’ostetrica faccia venire in mente bambini appena nati, associati ad una donna in sala parto con “le gambe fino al paradiso”, cito testualmente, che urla e piange e subito dopo è estremamente felice; altri ancora mi hanno confessato, in privato, di pensare ad una vagina o a dei popcorn che scoppiano… qualcuna ha pensato al dolore e al travaglio lungo innumerevoli ore… altri addirittura a un forcipe, una dottoressa, un’ecografia (…proprio lei che dovrebbe saper vedere con le mani??).

Poi c’è chi l’ha associata alla vita, molti in realtà, ma anche ad emozioni e sensazioni, vissute sulla propria pelle, perché forse, almeno una volta in questa famosa sala parto, hanno vissuto attimi e ore con questa benedetta ostetrica: si è parlato di empatia (mai abbastanza), pazienza (anche questa mai abbastanza…), di protezione e nascita protetta, di sorrisi e battiti, di supporto psicologico, di respirazione, di dolcezza e fiducia.

Ammetto che anche io, prima di intraprendere questa strada, associavo l’ostetrica ai neonati che nascono. Oggi posso dire con la massima sicurezza che avevo una visione molto ma molto riduttiva…

Cosa ne viene fuori da questo mini sondaggio?

Che l’ostetrica è la regina della sala parto e della nascita in sé? Ma non dovrebbe esserlo la mamma e il suo bambino?

Che l’evento nascita è associato sì alla vita… ma anche a medicalizzazione e controllo (vedi il forcipe… Questa cosa mi ha sconvolto), ma soprattutto, che tipo di esperienza deve aver avuto una persona che associa l’ostetrica a questo?

Ne viene fuori che indubbiamente è fondamentale, soprattutto in sala parto, stabilire un patto terapeutico con la donna e la coppia, perché hanno bisogno di sorrisi e fiducia e accoglienza ed empatia, per far sì che la nascita del loro bambino, ma anche di una madre e di un padre, non sia controllata, ma protetta.

Ma l’ostetrica fuori dalla sala parto esiste? Che ruoli ha?

Secondo i dati ufficiali intanto non è più una levatrice dal 1937, ma una professionista sanitaria con autonomia decisionale, indipendenza culturale e operativa e responsabilità professionale.

“La peculiarità dell’intervento assistenziale dell’ostetrica/o è di promuovere e tutelare la salute olistica della donna, in campo sessuale/riproduttivo e dell’età evolutiva, rispetto agli eventi naturali/fisiologici relativi alle fasi del ciclo vitale: la vita intrauterina, la nascita, la pubertà/adolescenza, la gravidanza, il parto, il puerperio, l’età fertile, l’età matura, la menopausa/il climaterio.

Parlare di salute olistica significa per l’ostetrica/o considerare la persona nella sua globalità, dove le componenti mente-corpo-cultura interagiscono tra loro intimamente.”

“Gli ambiti operativi di competenza dell’ostetrica/o sono l’area ginecologica, neonatale e ostetrica. In tali contesti    si prende cura della persona sia da un punto di vista clinico (midwifery cure) che di supporto (midwifery care) nonché educativo/informativo (midwifery educator).

Di fronte alla domanda di salute inerente le manifestazioni naturali del ciclo della vita, l’ostetrica/o agisce in completa autonomia assumendosi la responsabilità dell’intervento assistenziale, mentre di fronte a situazioni potenzialmente patologiche deve chiedere il contributo del medico ed in sua assenza essere in grado di prestare le misure sanitarie indispensabili per salvaguardare la vita della persona.”

Cavolo quante cose può e deve fare un’ostetrica!!

Quindi chiariamo: è la figura autonoma che segue la fisiologia della donna in ogni sua fase di vita, che quando necessario collabora con altri professionisti sanitari o con operatori della salute, integrandosi nel lavoro di equipe.

Lavora secondo i principi di appropriatezza, equità e sicurezza delle cure.

Accompagna la donna nei passaggi di vita, come l’arrivo del menarca, il concepimento, la gravidanza, il parto, il puerperio, la menopausa, il climaterio per assistere la loro normale evoluzione e per proteggerne la fisiologia.

Durante l’adolescenza e le fasi di crescita della donna si adopera per promuovere salute (!), sostenendo ed informando, e facendo quindi prevenzione, sui temi della contraccezione, della sessualità, della salute riproduttiva e del concepimento.

Nella gravidanza, nel parto e nel puerperio l’ostetrica lavora per garantire la salute globale degli assistiti attraverso una continuità dell’assistenza: è competente ed autonoma nell’assistenza alla gravidanza fisiologica, valuta e sostiene la salute di mamma e bambino.

E’ la figura di riferimento per l’assistenza e il sostegno al travaglio e al parto fisiologici, mette in atto le tecniche per il controllo del dolore e promuove la libertà della coppia e il bambino nell’essere protagonisti dell’esperienza, in intimità e consapevolezza, aiutandoli a scegliere dove e come vivere l’evento nascita.

Si prende cura del neonato dopo la nascita e nel primo anno di vita, accompagnandone la crescita e sostenendo la sua relazione con la madre e il padre. Assiste e promuove l’allattamento al seno per il benessere della madre, del bambino e della comunità.

È in grado di identificare le situazioni non fisiologiche in ciascuno degli ambiti in cui lavora, ed indirizzare la donna verso professionisti sanitari chiedendo il contributo del medico.

Quindi dove lavora quest’ostetrica?

La sala parto è solo uno dei possibili luoghi in cui la troviamo, lavora infatti in ospedale, in casa maternità, al consultorio familiare, nel distretto, in libera professione sul territorio, in associazione o cooperative.

Ma sarà davvero sicuro affidarsi all’ostetrica?

Gli studi disponibili indicano che alla continuità dell’assistenza garantita dalle ostetriche, durante la gravidanza, il parto e il periodo post natale, (ma in generale durante tutti i passaggi della vita femminile) si associano benefici quali:

  • Minori ricoveri in gravidanza,
  • Minori interventi ostetrici durante il parto,
  • Migliore percezione dell’esperienza dolorosa ed emotiva,
  • Maggiore frequenza di inizio e di durata dell’allattamento al seno,
  • Minore durata dell’eventuale ricovero del neonato.

Gli studi rilevano anche che le donne a cui è garantita una continuità dell’assistenza da parte delle ostetriche (in gravidanza o per tutto il percorso nascita) sono più soddisfatte delle cure ricevute.

È l’OMS a porre l’assistenza Ostetrica tra le modalità assistenziali di utilità, dimostrate da chiare prove di efficacia, che pertanto devono essere incoraggiate, come primo e più efficace livello di risposta assistenziale.

È fondamentale quindi che ogni donna sappia di poter contare sull’ostetrica lungo tutta la sua vita, e che ogni ostetrica sia consapevole di tutte queste responsabilità (onori è la parola giusta…!)

Sarebbe giusto, oltre che ormai scientificamente dimostrato, parlare di “UNA VITA CON L’OSTETRICA” come tra le migliori risorse che una donna possa avere, e sotto più e più punti di vista!