Cos’è l’allattamento prolungato? .. prolungato rispetto a cosa?
Solitamente si intende l’allattamento al seno oltre il primo anno di vita, per altri addirittura oltre lo svezzamento.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità, il Ministero della Salute e le società scientifiche pediatriche raccomandano l’allattamento al seno, norma naturale di nutrizione ed interazione fra madre e bambino all’interno della famiglia, con modalità esclusiva per 6 mesi ed in seguito, una volta introdotti nella dieta del bambino gli alimenti diversi dal latte materno, fino al secondo anno di vita ed oltre.
Più precisamente l’allattamento dura “fino a quando mamma e bambino lo desiderano” (frase sempre dell’OMS eh..), questo implica il fatto che entrambi ad un certo punto saranno pronti a smettere di allattare.
Questo per il semplice fatto che non c’è nulla di più nutriente e più sano del latte materno.
Alcuni studi antropologici hanno rilevato che, se un bambino ha a disposizione il latte materno senza esserne privato meccanicamente dalla mamma abbandona il seno verso i tre anni.
Ovviamente ogni caso è diverso: ci sono casi di bambini che non ne sentono più la necessità dal primo anno di vita, o più tardi rispetto alla media, verso i quattro anni, casi più rari a 5. Ma il dato medio fa coincidere l’abbandono del seno con la completa maturazione del sistema nervoso centrale, quindi i tre anni.
Oggi solo una corretta informazione e un adeguato sostegno alle può permettere loro di fare scelte consapevoli, oltre ogni pregiudizio.
Ma ha dei vantaggi l’allattamento prolungato? Oppure è solo un vizio, una coccola, un capriccio?
Innanzitutto l’allattamento riduce il rischio di patologie nella mamma come l’osteoporosi, ma anche il tumore al seno e all’ovaio e il livello di questa protezione è proporzionale alla durata complessiva degli allattamenti di quella donna.
Per quanto riguarda il bambino, è sempre stato noto come il latte materno protegga i fragili neonati da pericolose infezioni, ma oggi sappiamo anche che riduce il rischio di insorgenza di numerose patologie immunomediate come la celiachia, il diabete, la sclerosi multipla, le allergie (anche se questo punto è ancora dibattuto).
In una cultura in cui l’accesso alle cure è garantito e facilitato, non sempre il rischio di malattia è però un buon argomento per convincere il partito degli scettici. Quante volte le mamme che allattano a lungo si sentono dire «il tuo latte è acqua», «così non si staccherà mai» oppure «allatti ancora?». In realtà l’apporto nutrizionale del latte materno anche nel bambino più grande continua ad essere importante, si stima che due o tre poppate dopo il primo anno di vita forniscano al bambino 1/3 delle calorie quotidiane.
Diciamo che questa immagine (fonte UPPA) chiarisca perfettamente il concetto: il latte materno anche dopo il primo anno di vita è molto più che acqua!
Torniamo un attimo indietro però… e se davvero fosse solo una coccola? O addirittura un capriccio del bambino?
La funzione più importane dell’allattamento, oltre quella di nutrizione che è, diciamocelo, facilmente sostituita dal latte artificiale; è quella di tipo emotivo e relazionale: il bimbo che ha bisogno (non un vizio o un capriccio) di succhiare e di star vicino alla mamma si staccherà quando sarà pronto a farlo.
Con questo non voglio affermare che tutte le mamme, nel nostro paese e nella nostra epoca, con le difficoltà legate al lavoro, alla delega dell’accudimento e ai messaggi contrastanti di media ed operatori, debbano allattare i bambini fino a tre anni; MA che è giusto che tutti i genitori abbiamo la possibilità di fare delle scelte consapevoli riguardo all’alimentazione dei loro piccoli e, una volta adeguatamente informati e supportati, intraprendano autonomamente il proprio cammino.
Se l’equilibrio si spezza, se la madre veramente non lo desidera più, si cercano strategie per interrompere l’allattamento nel modo meno traumatico possibile per entrambi!
E se il bambino venisse danneggiato da queste coccole eccessive?
L’allattamento prolungato non danneggia il bambino, anzi, come abbiamo detto, apporta numerosi guadagni di salute sia per il piccolo sia per la mamma. Inoltre il bambino allattato a lungo non sarà un mammone per sempre anzi, quando sarà pronto a staccarsi, avrà un bagaglio importante di sicurezza e autonomia. Non esiste un’età precisa in cui i bambini devono abbandonare il seno, lo fanno quando sono pronti o quando la mamma deciderà che è il momento, e lo fanno tutti.
Inoltre, citando il tavolo tecnico del ministero della salute del 2014 proprio su questo argomento, diciamo che:
“Si desidera sottolineare in maniera chiara che l’allattamento al seno di lunga durata non interferisce negativamente sulla progressione dell’autonomia del bambino e sul benessere psicologico e/o psichiatrico della madre. Eventuali documentati disagi psicologici o vere patologie psichiatriche del bambino e/o della madre non hanno con l’allattamento al seno un rapporto di causa-effetto, ma sono eventualmente e semplicemente da intendersi come contemporanei ad un allattamento al seno che si prolunga. Risulta al contrario ben provato che l’allattamento al seno contribuisce al benessere cognitivo, emotivo, familiare e sociale del bambino, aggiungendosi al peso determinante dei fattori genetici, delle competenze allevanti familiari e dei fattori socio-economici”.
E voi che ne pensate?
Ostetrica Elisa
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Il mio latte non è acqua: come cambia la composizione del latte materno durante la crescita
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